Riconosci lo stile di chi non scorda d’ambire. Al posto che è nostro, piuttosto è meglio morire. Riconosci lo stile di chi non scorda d’ambire. Per chi si crede il più forte qua è tutto da stabilire. Riconosci lo stile di chi non scorda d’ambire. Ci chiamiamo come la lettera che non riusciamo a dire, ci chiamiamo come la lettera che non riusciamo a dire ci chiamiamo come la lettera…noi ci chiamiamo ERRE.
Dio mi ha diminuito la diottria, avendomi munito di miopia così che io sia uno che giudica in base a ciò che si è non che si ha. Oggi che chicchessia si sente chissachì, a mio parere, si sta in crisi e pecca un po’ di ipocrisia. Per me è un dovere che tutti sti messia sian messi a tacere, sarebbero nell’oblio dipendesse dal mio volere. Io non l’ho letto in un libro il quadro che ti dipingo, se leggi le mie rime ti brucian la carta oppure ti fondono il kindle. La gente si blocca per sto holy flow, ti ci affonda una flotta come Calypso, il suono è una botta come il taekwondo, il logo è una bocca come i Rolling Stone. Da mò che me la meno con il poliglotta flow quindi mercì, thank you, efcharistò. Sto qua da un po’ e per quante ne do, ti mando sotto un botto: Jacques Cousteau. Erre porta tensione, mica fa tendenza. Espressione dell’esperienza e alla presenza di certa pressione dove le persone perderebbero la persistenza, mi sento superiore con supponenza e se tutti si adeguano ad un livello minore io faccio eccezione: faccio eccellenza.
Riconosci lo stile di chi non scorda d’ambire. Al posto che è nostro, piuttosto è meglio morire. Riconosci lo stile di chi non scorda d’ambire. Per chi si crede il più forte qua è tutto da stabilire. Riconosci lo stile di chi non scorda d’ambire. Ci chiamiamo come la lettera che non riusciamo a dire, ci chiamiamo come la lettera che non riusciamo a dire ci chiamiamo come la lettera…noi ci chiamiamo ERRE.
Io me ne fotto degli assi che cali, tocco livelli lessicali che uniti a beat con bassi tali, spacca gli impianti dei tuoi locali. Io rimo con presa plastica col tuo tiro qua non passi i pali, la mia portata massima si mastica i tuoi massimali. Ho un biglietto per affanculo, volo diretto senza scali, per chi si crede il sicuro, ma cede se ha Erre come rivali. Io non mi sento il migliore, sento il sapore di versi amari che continuano a crescermi in bocca come i denti degli squali e in questo posto pieno di infami, di piranha e di pescecani, tutte le volte che stringono le mani ovunque tocchi sento spilli ed ami. Mi tengo stretti i pochi leali con cui cemento i legami, col tempo riconosco i fieri dai vili, vedo il vero come gli occhi degli shinigami. Ciò che faccio ha la missione di rimanere, indelebile come il blu di metilene. Tiro dritto fino a quando il cuore tiene, fino a che non si raffreddano le vene. Nessuno parla male di me e di Ale messi assieme, perché metà di voi ci rispetta, mentre l’altra metà ci teme.