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BLU DI METILENE (Atto III - Prima Parte)

by ERRE

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1.
Cicatrici 02:38
Infinite cose da fare e così poco tempo, mi servirebbero giorni da cinquanta ore, non so se sia arte, però lo sento e sappi che faccio arte fino a che qualcuno… In mezzo a finti amici, a donne traditrici, mi sento un file d’erba in mezzo a cento mietitrici e anche se son nemici ho stretto un patto con ste bestie. Vuoi sapere come mi sono fatto queste cicatrici? In mezzo a finti amici, a donne traditrici, mi sento un file d’erba in mezzo a cento mietitrici e anche se son nemici ho stretto un patto con ste bestie. Vuoi sapere come mi sono fatto queste cicatrici? Qua già star dritti è un’impresa perché tentan di spezzarti come luce nei prismi, c’è chi si piega e prega come in chiesa, mentre io non trovo il tempo per tutti questi sofismi. Faccio equilibrismi su sta situa tesa e dire che “la gente si è arresa” sono eufemismi. Con la vita ho un’intesa con tutti i crismi ora che ridere è tra i miei meccanismi di difesa. Padre nostre superarla non è stato facile, ricordo il costo. Ora rido sempre ma non sono un mostro, sono solo un po’ più avanti lungo il percorso e con l’inchiostro mi son fatto un promemoria sulle braccia, in questo modo mi ricordo che cosa ho sulla bilancia, quindi se ti lamenti e basta io non mi fido, dai dimmi cosa hai passato che ti rido in faccia. In mezzo a finti amici, a donne traditrici, mi sento un file d’erba in mezzo a cento mietitrici e anche se son nemici ho stretto un patto con ste bestie. Vuoi sapere come mi sono fatto queste cicatrici? In mezzo a finti amici, a donne traditrici, mi sento un file d’erba in mezzo a cento mietitrici e anche se son nemici ho stretto un patto con ste bestie. Vuoi sapere come mi sono fatto queste cicatrici? Lo so io come mi sono fatto queste cicatrici Ora rido per convivere con queste cicatrici Infinite cose da fare e così poco tempo, mi servirebbero giorni da cinquanta ore, non so se sia arte, però lo sento e sappi che faccio arte fino a che qualcuno muore. Infinite cose da fare e così poco tempo, mi servirebbero giorni da cinquanta ore, non so se sia arte, però lo sento e sappi che faccio arte fino a che qualcuno muore.
2.
Mi ricordo il silenzio: nemmeno un suono, io a contatto col terreno parallelo al suolo, io che non mi muovo, resto steso prono, non ho forza per rialzarmi e nemmeno provo. In questo cono d’ombra la luce non la trovo, sono Artax che sprofonda mentre guarda il vuoto e l’ho sentita arrivare di colpo come un tuono, lei m’ha preso per davvero e fatto un uomo nuovo. M’ha detto “Stai buon. Aspetta.” E sembrava un augurio. “Farà male ma disinfetta come il mercurio cromo”. Mi son detto un bruciore così col c***o che lo riprovo, ma era l’unica soluzione per andarmene da quel luogo e ricordo ancora il tono con cui mi disse: “Se ti capita di nuovo, se hai bisogno ci sono. Basta che ci provi e mi trovi dentro quel suono”. Certe volte sembra che non ci sia scampo. Speri che finisca presto tutto quanto. Basta poco per metterti allo sbando, alle volte basta un lampo per sorprenderti. Tu ti ricordi quanto stavo male dentro? Sai che ogni tanto ancora lo sento? È quando sei sul fondo che parte il cambiamento come la notte in cui mi ha detto “Vengo a prenderti” E poi ancora una volta io con gli occhi al cielo, in viso una smorfia e nelle vene il gelo di chi ha la vita capovolta; un diabetico con zero insuline, la faccia stravolta come Gesù a fine vangelo. Non ci credo ancora a chiedere aiuto, ci contavo che sentisse anche stavolta il mio grido muto e resto senza scudo, ammutolito, mentre incido con le dita il muro. Ricordo bene quanto facesse male, fitte simili da sembrare le stesse dell’altra volta connesse a pressione intercostale e ho ricordato quanto il dolore possa costare… e le ho urlato “dove c***o sei finita? Sei sparita proprio ora che ho bisogno?! E in piedi come ritorno senza te nella mia vita!? Tu che se l’unica che chiamo calpestando il mio orgoglio?! Senza te la faccio finita…” Certe volte sembra che non ci sia scampo. Speri che finisca presto tutto quanto. Basta poco per metterti allo sbando, alle volte basta un lampo per sorprenderti. Tu ti ricordi quanto stavo male dentro? Sai che ogni tanto ancora lo sento? È quando sei sul fondo che parte il cambiamento come la notte in cui mi ha detto “Vengo a prenderti” E le ho urlato “dove c***o sei finita? Sei sparita proprio ora che ho bisogno?! E in piedi come ritorno senza te nella mia vita!? Tu che se l’unica che chiamo calpestando il mio orgoglio?! Senza te la faccio finita muoio! Allora dimmi che era tutto un imbroglio e che mi hai tradita!” E dopo aver ascoltato la mia eco in differita, mi sono alzato da solo cercando una via d’uscita, ma lei era lì, che rideva divertita mentre giochicchiava con un disco tra le dita. Mi ha detto “È la vita non sorprenderti. Io non ti ho mai rialzato, ti ho insegnato a non arrenderti” (io non ti ho mai rialzato, ti ho insegnato a non arrenderti) Ora sono forte da solo, comprendi sì? Se ti capita di perderti, chiama fai due fischi, me ne frego dei rischi, non importa quanto disti, metto in macchina due dischi e sono io che vengo a prenderti. Ora sono forte da solo, comprendi sì? Se ti capita di perderti, chiama fai due fischi, me ne frego dei rischi, non importa quanto disti, metto in macchina due dischi e sono io che vengo a prenderti.
3.
Con tutto quel che ti ho lasciato giù adesso tu trattami bene Con tutto quel che ti ho lasciato giù adesso tu trattami bene Con tutto quel che ti ho lasciato giù adesso tu trattami bene Con tutto quel che ti ho lasciato giù adesso tu trattami bene Grazie per il tempo passato ad ascoltarmi, io non so chi divento continuo a trasformarmi, da quando in motorino senza casco nel vento ora mi sento un Aston Martin e tu che c***o guardi? Mai mangiato il pasto d’altri, piuttosto pranzo a scarti. Io so come la vita sa come bastonarti e i ricordi dei lividi restano incastonati, ti giuro torna pure il resto presto o tardi. Certi mulini a vento fan paura anche di notte, perché li riconosci a stento in mezzo a queste strade sporche e storte, ti ci perdi in sto buio pesto che mescola voci di frasi distorte. Mi sto per dissanguare alla vista del prezzo, io sto con chi sgancia, non con chi fotte, ho dato tutto di sterno, di cuore, di pancia, il resto di Mancia: Don Chisciotte. Indelebile come il blu di metilene, il segno che ti lascia sta vita quando ti spreme, ho dato più di quanto hai chiesto tu a mani piene, con quel che ti ho lasciato giù trattami bene. Indelebile come il blu di metilene, il segno che ti lascia sta vita quando ti spreme, ho dato più di quanto hai chiesto tu a mani piene, con quel che ti ho lasciato giù trattami bene. Ho lasciato le mie corse dentro morse letali, ho lasciato a strade sorde le mie corde vocali. Nessuna risposta i miei SOS…morse segnali. Mano a mano che lasci giù finisci che impari che non lo hai mai fatto con l’obbiettivo di uscirne in pari. Ci ho lasciato un’armatura che era brutta e adesso è distrutta però almeno mi ha protetto da una routine insulsa che ti sfrutta, che ti insulta, che ti dice stai alla frutta già dalla mattina presto. Quindi vecchio, tanto per non farla lunga, se ti dico che ce l’ho messa tutta parlo di stipendio netto e in aggiunta ho lasciato giù qualche sentimento, ma quel che non ho lasciato giù ancora me lo sento dentro: una lettera non detta bene, ma un vocabolario benedetto che sulla punta della lingua vi tiene in punta di fioretto. Indelebile come il blu di metilene, il segno che ti lascia sta vita quando ti spreme, ho dato più di quanto hai chiesto tu mani piene, con quel che ti ho lasciato giù trattami bene. Indelebile come il blu di metilene, il segno che ti lascia sta vita quando ti spreme, ho dato più di quanto hai chiesto tu mani piene, con quel che ti ho lasciato giù trattami bene. Con tutto quel che ti ho lasciato giù adesso tu trattami bene Con tutto quel che ti ho lasciato giù adesso tu trattami bene Con tutto quel che ti ho lasciato giù adesso tu trattami bene Con tutto quel che ti ho lasciato giù adesso tu trattami bene
4.
La lettera 03:39
Riconosci lo stile di chi non scorda d’ambire. Al posto che è nostro, piuttosto è meglio morire. Riconosci lo stile di chi non scorda d’ambire. Per chi si crede il più forte qua è tutto da stabilire. Riconosci lo stile di chi non scorda d’ambire. Ci chiamiamo come la lettera che non riusciamo a dire, ci chiamiamo come la lettera che non riusciamo a dire ci chiamiamo come la lettera…noi ci chiamiamo ERRE. Dio mi ha diminuito la diottria, avendomi munito di miopia così che io sia uno che giudica in base a ciò che si è non che si ha. Oggi che chicchessia si sente chissachì, a mio parere, si sta in crisi e pecca un po’ di ipocrisia. Per me è un dovere che tutti sti messia sian messi a tacere, sarebbero nell’oblio dipendesse dal mio volere. Io non l’ho letto in un libro il quadro che ti dipingo, se leggi le mie rime ti brucian la carta oppure ti fondono il kindle. La gente si blocca per sto holy flow, ti ci affonda una flotta come Calypso, il suono è una botta come il taekwondo, il logo è una bocca come i Rolling Stone. Da mò che me la meno con il poliglotta flow quindi mercì, thank you, efcharistò. Sto qua da un po’ e per quante ne do, ti mando sotto un botto: Jacques Cousteau. Erre porta tensione, mica fa tendenza. Espressione dell’esperienza e alla presenza di certa pressione dove le persone perderebbero la persistenza, mi sento superiore con supponenza e se tutti si adeguano ad un livello minore io faccio eccezione: faccio eccellenza. Riconosci lo stile di chi non scorda d’ambire. Al posto che è nostro, piuttosto è meglio morire. Riconosci lo stile di chi non scorda d’ambire. Per chi si crede il più forte qua è tutto da stabilire. Riconosci lo stile di chi non scorda d’ambire. Ci chiamiamo come la lettera che non riusciamo a dire, ci chiamiamo come la lettera che non riusciamo a dire ci chiamiamo come la lettera…noi ci chiamiamo ERRE. Io me ne fotto degli assi che cali, tocco livelli lessicali che uniti a beat con bassi tali, spacca gli impianti dei tuoi locali. Io rimo con presa plastica col tuo tiro qua non passi i pali, la mia portata massima si mastica i tuoi massimali. Ho un biglietto per affanculo, volo diretto senza scali, per chi si crede il sicuro, ma cede se ha Erre come rivali. Io non mi sento il migliore, sento il sapore di versi amari che continuano a crescermi in bocca come i denti degli squali e in questo posto pieno di infami, di piranha e di pescecani, tutte le volte che stringono le mani ovunque tocchi sento spilli ed ami. Mi tengo stretti i pochi leali con cui cemento i legami, col tempo riconosco i fieri dai vili, vedo il vero come gli occhi degli shinigami. Ciò che faccio ha la missione di rimanere, indelebile come il blu di metilene. Tiro dritto fino a quando il cuore tiene, fino a che non si raffreddano le vene. Nessuno parla male di me e di Ale messi assieme, perché metà di voi ci rispetta, mentre l’altra metà ci teme.
5.
Non ho 03:24
Io non ho le spalle larghe, ho le braccia magre, le dita da musicista, le mani ladre e delle tue squadre non so chi è il centrocampista, non ho il nome nella lista di tutte le sue serate. Mai insultato tua madre nelle gare di freestyle e mai comprato del crystal con i soldi di mio padre. Tu l’hai vista la mia ansia, come quella di Damocle che al figlio legge le favole mentre pensa alle spade. Non ho avuto le proposte che rifiutate, non ho avuto occasioni o forse le ho perse. Non ho le risposte che cercate, io mi faccio domande diverse. Ho un vocabolario che non perpetrate, non ho mai avuto i soldi che sperperate, non ho venti magliette con scarpe abbinate, mi dispiace non ho tempo per ste puttanate. Non ho un pitbull, faccio uscire un barboncino la sera Ma se scrivo sono Schiele che fa un carboncino su tela Io non ho le spalle larghe, ho le braccia magre, le dita da musicista, le mani ladre. In vista non ho terra, ma soltanto mare aperto; a cosa vuoi che serva sapere d’avere il vento in poppa se la rotta la invento e non ho direzione. Proseguo senza flotta e non ho troppa convinzione, la situazione è contorta sto senza soluzione se dopo l’assoluzione ho ancora la coscienza sporca. Con i sensi di colpa della mia ex religione, non ho il sorriso che abbonda su certe persone, non ho Ferrari né Honda a me non importa il motore, ma c’ho un impianto che sfonda ogni volta che alzo a cannone. Non ho la presunzione di giudicare chi affonda sotto la pressione di tutto ciò che lo circonda e sprofonda in depressione, ma ti giuro che è una sensazione che non si scorda. Non ho un pitbull, faccio uscire un barboncino la sera Ma se scrivo sono Schiele che fa un carboncino su tela Io non ho le spalle larghe, ho le braccia magre, le dita da musicista, le mani ladre. Ho delle occhiaie in faccia che mi son tatuate da troppe nottate che hanno lasciato la traccia. Non ho l’invidia verde come il thè matcha, per voi merde, ma con la fortuna che vi bacia; a me non serve perché sulla traccia ho la tenacia di chi continua pure se perde la faccia. Non ho fan, ma ciò non fa di me un fallito. Ho ancora fame anche se mi fate passare l’appetito e se si parla di quanto si scopa per essere un mito, non ho un ruolo in quel gioco, ci sono uscito da quando le ho messo un anello al dito, da quando le ho promesso di essere suo marito. Adesso tu stai zitto perché se si parla di rap a me dispiace per te, davvero mi spiace per te, ma non ho ancora finito. Non ho un pitbull, faccio uscire un barboncino la sera Ma se scrivo sono Schiele che fa un carboncino su tela Non ho un pitbull, faccio uscire un barboncino la sera Ma se scrivo sono Schiele che fa un carboncino su tela Non ho ancora finito…

credits

released October 19, 2020

ERRE sono Rapsod e Ale Dabò
Parole e musiche di Erre
Registrato da Erre presso Tane Fredde Studio
Mixato e Masterizzato da Andrea Tognassi

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ERRE Brescia, Italy

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